Una gita di piacere organizzata dall’Età Serena di Trebisacce.
Siamo partiti in bella compagnia,
verso una meta prestabilita,
Amalfi, Ravello, Positano.
Guidata dal Professore La Teano,
arrivati a Vietri sul mare,
abbiamo ammirato la ridente costiera Amalfitana,
le scogliere, le calette ridenti e deliziose,
il colore del mare, la trasparenza del cielo,
la bellezza dei fiori rallegravano
soavemente i nostri cuori;
all’orizzonte si profilavano isole,
isolette, scogli del mare Amalfitano.
Quest’ultimi, nelle varie forme,
avevano l’aspetto di monaci oranti,
e noi li abbiamo guardati, apprezzati tutti quanti.
Sentivamo la melodia del mare mio,
e mi sentivo più in forma in compagnia.
Oh ! Signore, arrivati a Ravello,
abbiamo esclamato:” ma qui e veramente tutto bello!”.
Il Professore La Teano dopo aver esposto tante notizie preziose,
ha detto questa frase commovente:
“ Iddio creatore, quando ha creato questo angolo di mondo,
era certamente di buon umore”,
noi gitanti tutti l’abbiamo apprezzato ,
chissà quanto.
Michele Lofrano
(Presidente Associazione Combattenti e Reduci)
Trebisacce
mercoledì 23 febbraio 2011
mercoledì 16 febbraio 2011
Trebisacce-16/02/2011:LEGGENDA E STORIA DI ALBIDONA
LEGGENDA E STORIA DI ALBIDONA
Mi è stato raccontato dai miei vecchi antenati che l’attuale Albidona si chiamava Monte d’oro e fu fondata dai profughi della guerra di Troia. Dopo dieci anni di guerra che fu vinta grazie allo stratagemma ideato dal famoso Ulisse ed eseguito manualmente dal grande artista Epeo. Quest’ultimo,infatti, costruì un grande cavallo di legno dove,nel ventre, si nascosero tanti guerrieri di Ulisse, che di notte uscirono di nascosto e entrarono in città e, scavalcando le mura, sorpresero i guerrieri avversari. A guerra finita tutti contenti che a Troia dovevano ritornare, la sfortuna volle che guerra e terremoto, tutto ha distrutto. I profughi, mi fu raccontato, stavano per ritornare a Troia, ma un terremoto distrusse Monte d’oro. Da qui, i profughi rimasti, dopo tanto tempo fondarono Albidona. Si narra, ancora, che Podalirio, Macaone e l’indovino Calcante all’alba di un giorno sereno posero a dimora la prima pietra e durante le prime ore di lavoro dissero: “Alba ci dona-Il Sole fiorisce e l’Alba svanisce” poi tolsero la “a” e la “ci” e venne creato il nome di Albidona, che deriva appunto,dall’Alba della prima pietra.
Se sono fesserie la colpa non è mia..!
Nel 1957 in occasione del restauro della Chiesa di S. Antonio ,in Albidona ,trovarono una tabella di quercia di cm 40 x cm 20 e sopra vi si leggeva in latino: “ HOC TECTU MASSENTIO DE RAO FIERI FECIT PRO SUA DEVOTION -DATATA-1070 “ e
questa tabella è stata riposta nella chiesa e gelosamente custodita perché è una storia vera perché è stata vista con i miei occhi. Un’altra legenda, vi racconto, e così mi è stata trasmessa verbalmente dagli stessi miei vecchi antenati.
Sotto il pavimento della Chiesa furono rinvenuti i resti di una donna ancora con i vestiti e con un fazzoletto arrotolato sulla testa che è servito alla sventurata per sollevare la pietra di copertura della tomba perché trattavasi di una morte apparente. Fu seppellita viva!! Pure con uno svenimento allora subito chiamavano “ i sassamuort” e immediatamente si procedeva alla sepoltura del malcapitato. Oggi “i sassamuort” si chiamano “becchini”. Da allora, a causa di più racconti simili si modificò la legge in: “24 ore di tempo per la sepoltura”.
Poi il 1827 il Re di Napoli ,Ferdinando I di Borbone , fece costruire i cimiteri per una degna sepoltura.
Trebisacce, 2011
Michele Lofrano
(Presidente Associazione Combattenti e Reduci)
Mi è stato raccontato dai miei vecchi antenati che l’attuale Albidona si chiamava Monte d’oro e fu fondata dai profughi della guerra di Troia. Dopo dieci anni di guerra che fu vinta grazie allo stratagemma ideato dal famoso Ulisse ed eseguito manualmente dal grande artista Epeo. Quest’ultimo,infatti, costruì un grande cavallo di legno dove,nel ventre, si nascosero tanti guerrieri di Ulisse, che di notte uscirono di nascosto e entrarono in città e, scavalcando le mura, sorpresero i guerrieri avversari. A guerra finita tutti contenti che a Troia dovevano ritornare, la sfortuna volle che guerra e terremoto, tutto ha distrutto. I profughi, mi fu raccontato, stavano per ritornare a Troia, ma un terremoto distrusse Monte d’oro. Da qui, i profughi rimasti, dopo tanto tempo fondarono Albidona. Si narra, ancora, che Podalirio, Macaone e l’indovino Calcante all’alba di un giorno sereno posero a dimora la prima pietra e durante le prime ore di lavoro dissero: “Alba ci dona-Il Sole fiorisce e l’Alba svanisce” poi tolsero la “a” e la “ci” e venne creato il nome di Albidona, che deriva appunto,dall’Alba della prima pietra.
Se sono fesserie la colpa non è mia..!
Nel 1957 in occasione del restauro della Chiesa di S. Antonio ,in Albidona ,trovarono una tabella di quercia di cm 40 x cm 20 e sopra vi si leggeva in latino: “ HOC TECTU MASSENTIO DE RAO FIERI FECIT PRO SUA DEVOTION -DATATA-1070 “ e
questa tabella è stata riposta nella chiesa e gelosamente custodita perché è una storia vera perché è stata vista con i miei occhi. Un’altra legenda, vi racconto, e così mi è stata trasmessa verbalmente dagli stessi miei vecchi antenati.
Sotto il pavimento della Chiesa furono rinvenuti i resti di una donna ancora con i vestiti e con un fazzoletto arrotolato sulla testa che è servito alla sventurata per sollevare la pietra di copertura della tomba perché trattavasi di una morte apparente. Fu seppellita viva!! Pure con uno svenimento allora subito chiamavano “ i sassamuort” e immediatamente si procedeva alla sepoltura del malcapitato. Oggi “i sassamuort” si chiamano “becchini”. Da allora, a causa di più racconti simili si modificò la legge in: “24 ore di tempo per la sepoltura”.
Poi il 1827 il Re di Napoli ,Ferdinando I di Borbone , fece costruire i cimiteri per una degna sepoltura.
Trebisacce, 2011
Michele Lofrano
(Presidente Associazione Combattenti e Reduci)
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